Monica Mazzone ci racconta la sua arte basata e ispirata sulla geometria come atto creativo, l’artista s’ispira al principio fallimentare della perfezione e al raggiungimento dell’infinito quale linguaggio universale . Mazzone cerca di porsi come interprete tra se stessa e il mondo, utilizzando il linguaggio numerico, di cui racconta lo studio analitico, riferendosi esplicitamente a proiezioni ortogonali o isometriche e ai cinque problemi euclidei irrisolvibili, creando forme che rappresentano lo spazio di ribaltamento e proiezioni bidimensionali corrispondenti con la tridimensionalità, che incorporano in sé la loro potenza di elaborazione.

Mazzone entrando poi nel dettaglio, descriverà la symmetría, risultante tra ritmo e spazio, descrivendo nello specifico il suo ultimo lavoro, raccontandoci del nuovo progetto a cui sta lavorando e della residenza appena conclusa alla NARS Foundation di New York, città in cui vive attualmente.

 

La tua ricerca si basa sull’ossessione della perfezione che ha come principio guida la geometria in quanto atto creativo, vuoi spiegarmi ed analizzare questo concetto?

 La perfezione è un principio fallimentare, ciò nonostante quello che accende il mio interesse è la tendenza verso una potenzialità, l’inclinazione verso una attitudine.Ogni singolo lavoro è frutto di uno studio matematico-linguistico, con i numeri e la geometria in alcuni casi si può affermare che una determinata preposizione è vera e falsa allo stesso tempo, in una totale apertura di significato che da sempre mi affascina.

Tentare di arrivare all’infinito, esprimere il tutto, poter disegnare ogni cosa e rendere visibile l’incomprensibile con pochi basilari elementi, forme totalizzanti che racchiudono l’essenza e l’essenziale.L’ossessione, quella non si può spiegare.

Con la geometria tendi ad arrivare ad un linguaggio universale vuoi spiegarmi questa tua idea?

 Il magnetismo che le forme geometriche esercitano sull’uomo è da sempre studiato, basta considerare la presenza del triangolo come simbolo divino in ogni religione, tradizione e filosofia, eppure non sappiamo con esattezza descriverne il motivo.L’organizzazione geometrica esiste ovunque nel cosmo.

Cerco di analizzare il rapporto fra il sé e il mondo sotto vari punti di vista, primo fra tutti la relazione con lo spazio, ognuno ne occupa un po’ generando uno scarto intenzionale di senso, insieme e sottinsieme in termini matematici, noi siamo un’estensione per l’appunto.

La geometria, l’arte del misurare, non solo rivela quantità spaziali, ma è di per sé un linguaggio universale, veicolo della riproduzione in forma visiva di concetti come i numeri in accordo con il principio e l’archetipo della creazione, come gli antichi ci insegnano: Pitagora, nel trattato intitolato “Sugli dèi”, attesta che quattro sono gli accessi alla Sapienza: l’aritmetica, la geometria, la musica e la sferica (o astronomia); o ancora Platone nella Repubblica “atta a dirigere l’anima verso la verità, e a far nascere lo spirito scientifico, che eleva i nostri sguardi verso le cose sovrumane, invece di rivolgerli, come noi facciamo verso le cose terrene“.

Cerco, così, il contatto con il divino attraverso una sorta di trascrizione dell’immagine terrestre nel mondo celeste, studiando la struttura numerica e proporzionale delle cose che mi appartengono, anche per un solo momento transitorio, siano esse oggetti, luoghi o caratteristiche.

Il segreto desiderio di creare un linguaggio visivo universale in grado di tradurre i sistemi e le relative misure, per poter controllare le proprie emozioni e stravaganze con una memoria atemporale.

 

Composizione per movimento unico, 2017, scultura attraversabile, alluminio, olio su tavola, 187 x 187 x 100 cm

Cosa intendi quando parli di Immagini-Oggetto ?

 Tutta la mia ricerca tenta di avere la massima coerenza su vari aspetti: parto da un concetto, ne studio la risoluzione numerico-visiva, scelgo il media che meglio può esprimere quell’idea.Anche la formalizzazione tecnica diventa parte del lavoro in una continua trascrizione di un processo concettuale.

La necessità di coniare un nuovo termine per nominare i miei lavori nasce per sottolineare il mio approccio analitico verso le cose, le situazioni, gli apparati emotivi.

L’idea di proporre una visione differente di un luogo, per esempio molti dei miei progetti sono site specific anche quando si parla di dipinti, quasi fosse possibile creare un nuovo asse sul piano cartesiano o una nuova dimensione effettiva, parte comunque dalla produzione di un’immagine, parlando ovviamente di arte visiva, in cui però anche le specificità oggettive, come le misure del pezzo e le proporzioni che esistono fra lo spazio in cui esporre e il pezzo stesso, hanno una valenza fondamentale per la comprensione del lavoro.

MonicaMazzone Piano unico, 2017, olio su tavola, alluminio, 107 x 92 x 3 cm

In base a quanto spiegato sopra come ti rapporti con lo spazio che ti circonda, molte tue opere sono proiezioni ortogonali o isometriche sono una rilettura della realtà, forme che ribaltano lo spazio, dove la bidimensionalità e la tridimensionalità si uniscono in un’unica opera, vorresti approfondire?

Ogni volta che entro in uno spazio cerco di capire le ipotesi di significato celate dietro quelle entità che solitamente chiamiamo “dimensioni”. Avvalendomi del disegno tecnico e delle regole della geometria descrittiva analizzo le possibilità di rappresentazione dell’area in questione, cerco nuove forme nascoste nelle piante delle architetture, dove in fondo il disegno bidimensionale coincide con la tridimensionalità.

La questione principale è, cosa succede se sposto il punto di vista nell’esatto incrocio degli assi relativi alla rappresentazione di questo luogo? E poi, in riferimento alla geometria euclidea, esiste la possibilità di rappresentare solo con riga e compasso questa terza dimensione? O ancora, posso tracciare una sintesi estrema di questi numeri e aree trattando la mappa come se fosse solo un insieme di forme geometriche pure?

Inizio dal disegno, sempre; una sorta di mantra meditativo che mi permette di entrare a far parte della dimensione che sto analizzando.

A volte lo sviluppo è pittorico con una antitesi esasperata, ho elaborato una tecnica che mi permette quasi di non lasciare tracce del mio gesto, non desidero essere presente nel lavoro in termini personali, anche se ovviamente il lavoro stesso è parte di me; altre volte utilizzo fogli di alluminio che mi permettono di disegnare come se fosse carta, per poi integrare il risultato con l’approccio scultoreo.

L’utilizzo dell’alluminio è legato dunque sia alla pratica tridimensionale, ma anche a quella pittorica e bidimensionale. Il metallo riflette o assorbe la luce a seconda della lavorazione che scelgo, è sempre e comunque grigio e contemporaneamente si accorda con i colori di ciò che lo circonda, spettatori compresi.

 

Definisci il tuo lavoro ” empirico” e “con un impulso sentimentale ” sono aggettivi curiosi per una poetica concettuale e geometrica.

Per me tutto è veicolo della necessità amorevole compresa fra la variante e la regola, limitarsi all’osservazione dei fatti inventando, però, i propri strumenti e le proprie regole per farlo. I moduli e le proporzioni geometriche vanno oltre le finalità tecniche costruttive e compositive, sono una sintesi architettonica emozionale. L’idea invisibile di scorgere la funzione per eccellenza in un processo automatico e regolato, quasi fosse (e ne è palese la possibilità) intrinseca al processo, l’immagine del processo stesso. Costringere una forma geometrica al proprio interesse congelando e trattenendo il dinamismo del gesto che molto spesso è un incontro sentimentale di azioni minime, l’amore per tutte le cose, in un atto silente.

MonicaMazzone SOLIDI NOMINALI 011, 2017, alluminio, 147 cm diametro

Dai delle valenze e dei significati particolari ai colori, vuoi spiegarmi quali?

 Quasi sempre la mia palette è ridotta ad un unico binomio, il viola e il verde, estremità contrapposte e complementari, yin e yang di uno schema personale, anche se ultimamente sto ampliando questa parentesi al blu, punto di intersezione dei primi due, colore della notte che cancella – non mi piace andare a dormire, sono sempre stata una nottambula – il buio è la connessione al cielo-universo-energia.

In passato ho usato l’oro in questo senso, con riferimenti espliciti alla tradizione antica.

E poi c’è il grigio.

Colore delle ombre, per me corrisponde al silenzio in musica, una pausa, un respiro, un’apertura alla fase tridimensionale del lavoro e la somma totale delle possibilità cromatiche.

 

 

Che significato ha il ritmo nello spazio?

C’è una diretta connessione fra le parole ordine e ritmo (dal greco rythmòs), dunque un sistema di norme che regolano la composizione e gli elementi correlati, come ad esempio una matrice geometrica scelta e ripetuta, portano ad una proporzionalità dello spazio.

In una parola SYMMETRÍA.

Il progetto al quale sto lavorando, una nuova serie di piccole Immagini-Oggetto dipinte, che presto prenderà vita anche tridimensionalmente, è una ricerca appunto sul ritmo spaziale che esiste sulla mia faccia.

E’ chiaramente ben nota l’esistenza di specifiche proporzioni all’interno del corpo umano, l’esempio più classico è la sezione aurea e le conseguenti applicazioni teoriche e non, ma in questo caso la mia visione nasce ancora una volta da un quesito: quale è l’unica parte del mio corpo che non sono mai in grado di vedere, se non riflessa? Che tipo di spazio occupa il riflesso di uno “spazio”?

Per una serie di motivi ho sentito l’esigenza di lavorare direttamente sul “territorio” che quotidianamente invado, il mio volto, scrutando meglio lo spazio che esiste fra i miei occhi, organi sensori del vedere, del percepire, del giudicare.

Una serie di autoritratti che delimitano le definizioni di ciò che nomino Spazio pur non potendolo osservare.

Monica Mazzone Proiezione Semplice zeta, 2018, olio su tavola, dittico, 186 x 164 cm

Vivi tra Milano e New York, che differenze trovi nei due sistemi dell’arte?

 Se il mondo è piccolo, il mondo dell’arte è minimo.

New York è una città stimolante e distruttiva al tempo stesso, in termini di sistema l’offerta è più ampia e l’interesse verso qualcosa di nuovo sempre acceso.

Qua l’idea di competitività sposta continuamente il proprio limite e quindi anche la testa deve pensare più velocemente.

Il mercato ha vari livelli che si intersecano e sovrappongono, la solita questione complessa, ma solo sui libri di economia.

 

Hai appena finito una residenza alla NARS Foundation a New York vuoi raccontarmi brevemente quest’esperienza?

Sono stata selezionata per questo programma internazionale, ho avuto la possibilità di confrontarmi in modo professionale con artisti di altre provenienze e con ricerche totalmente distanti dalla mia. La NARS è una vera e propria comunità in cui lo staff fin dal principio studia il lavoro di ogni artista per offrire un network diversificato che permette di espandere i contatti in modo mirato.

Settimanalmente si tengono degli studio visit con critici, curatori, galleristi provenienti dalle principali istituzioni del settore di New York e internazionali.

Sono stata molto soddisfatta anche degli Open Studio e ovviamente della mostra che insieme abbiamo costruito passo dopo passo dove ho presentato due nuovi lavori site specific.

Un’esperienza che mi ha arricchito sicuramente sia a livello professionale che personale.

Leda Lunghi

Monica Mazzone Veduta della mostra “906090”, 2017, Galleria Giuseppe Pero – Milano