E’ nella magia dell’autunno, nella metamorfosi dei colori, nel periodo del decadimento degli alberi, quando la natura è più effimera e, con il suo essere, il suo passaggio, ci svela il tempo che la attraversa facendoci notare una bellezza altra, è in questa poetica stagione che Martina della Valle scopre negli spazi di Nonostantemarras, Unexpected Neighbors, personale curata da Marcella Manni, presentata in occasione della terza edizione di Photo Vogue Festival. L’artista concentra in questi luoghi, i suoi due progetti Wabi- Sabi e parte di One flower, One leaf, dove in un silenzio effimero unisce la fugacità dell’immagine con l’incompiuto e la diversità della natura, facendo della filosofia dell’Ikebana il file rouge delle opere.

Martina della Valle coglie e racconta quegli aspetti che solo l’imperfezione e il tempo sanno trasformare in bellezza. L’artista unisce le presenze e le assenze tra fotografia e natura; in un dialogo tra pieni e vuoti crea immagini, che fluiscono e si perdono nella temporalità e nell’essenza, lasciandosi dietro una scia dettata dal mutamento, dalla casualità che le fa divenire impalpabili ma perenni.

E’ un’arte apparentemente delicata quasi labile, caduca, ma dietro le sue fotografie si cela la vastità del profondo, dettata dai concetti fondamentali di selezione e decontestualizzazione, passando dalla sostanza del tempo e del cambiamento. Della Valle, ci pone davanti al pensiero dell’Ikebana, ovvero dare origine a un processo creativo tramite o nella natura; come nella serie One flower, one leaf, riproduzione di un archivio in progress di still life fotografici realizzati a conclusione di vari workshop, composti con il ” terzo paesaggio” (così denominato da Gilles Clements ), ovvero le zone marginali della città. Un’arte antica l’Ikebana, la cui filosofia si concentra sulla trasfigurazione che avviene tramite le opere dell’artista, narrando quanto l’estetica può essere percepita in differenti visioni a partire dall’imperfezione. E’ il fascino imprevedibile dettato da un’armonia altra, concessa da vuoti silenzi, un incrocio libero di visioni capace di creare realtà dissimili.

L’artista nei suoi lavori esalta la profondità della bellezza come qualcosa di nascosto, di non evidente, celato, diverso, imperfetto, ritrovato nella diversità. Le fotografie rappresentano l’oggetto, in un contesto differente, il valore delle cicatrici, i graffi inalterati sulle lastre da emulsione nella serie Wabi-sabi, esaltano l’imperfezione, il tentativo di percepire l’imprevedibile, il valore che riprende l’esperienza che la natura nella sua ciclicità riporta nella fugacità dell’immagine. Un’ idea del vissuto, dell’esistenza raccontata e ritrovata dall’artista proprio nel mezzo e nell’immagine fotografica.

Martina della Valle racconta il concetto di divenire, la continuità e la trasformazione, il fascino dell’estetica più pura scandita dall’incompiuto e dalla fatalità del tempo.

Leda Lunghi

 

 

 

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